CLETO MUNARI

Chi è Cleto Munari? 

Tra le tante risposte che hanno tentato di dare i critici ce n’è una che dice: “è un artista, amico degli artisti”.
Quella di Cleto Munari è infatti una doppia vita. Quella di un designer conosciuto in tutto il mondo per i suoi lavori e quello di una matita geniale che si muove con eleganza tra gli schizzi e i disegni dei suoi amici architetti, artisti, designers e letterati e li addomestica in un linguaggio che migra magicamente dalla carta alla materia, sia questa povera come la creta o preziosa come l’oro e l’argento.

Cleto Munari è colui che, in questo ambito artistico, ha avuto intuizioni straordinarie e tra le più importanti c’è sicuramente quella di essersi alleato a grandi designer, architetti e artisti per dare vita a collezioni che hanno segnato il gusto, il piacere del vivere quotidiano senza alcun vincolo di tipo culturale o commerciale. Così hanno lavorato tutti i personaggi che dagli anni settanta ad oggi hanno collaborato con Cleto Munari, liberi di esprimersi per la realizzazione di un loro sogno.
Preziose opere d’arte da collocare nell’ambiente domestico o da indossare.

Tra gli artisti designers e architetti amici di Cleto Munari che hanno lavorato o collaborato con lui ai numerosi progetti degli ultimi cinquant’anni di vita artistica ricordiamo:

Carlo Scarpa, Ettore Sottsass, Giò Ponti, Sami Wirkkala, Oscar Nimeier, Alessandro Mendini, Gaè Aulenti, Hans Hollein, Michael Graves, Stanley Tigermann, Peter Eisenmann, Robert Venturi, Cesar Pelli, Gaetano Pesce, Mimmo Paladino, Sandro Chia, Arata Isozaki, Norman Foster, Michele De Lucchi, Matteo Thun, Aldo Cibic, Mario Botta, Javier Mariscal, Oscar Tusquets, Mario Bellini. Vittorio Gregotti, Achille Castiglioni, Angelo Mangiarotti, Robert Stern, De Pas D’Urbino Lomazzi,  

Borek Sipek, David Palterer, Marco Zanuso, Mark Lee, Massimiliano Fuksas, Massimo e Lella Vignelli, Paolo Portoghesi, Peter Halley, Peter Shire, Tao Ho, Toyo Ito, Ugo La Pietra, Vico Magistretti, Carlo Aymonino, Dario Fo, Lowrence Ferlinghetti, Luca Scacchetti, Luigi Caccia Dominioni, Luigi Mainolfi…. e molti altri ancora.

La storia artistica di Cleto Munari inizia nel 1973, all’età di 43 anni, quando incontra per la prima volta l’architetto Carlo Scarpa, forse il più importante architetto italiano di tutti i tempi.

Vicino di casa, Cleto Munari frequentò assiduamente lo studio dell’architetto Carlo Scarpa, affascinato dai progetti del “maestro” che diventavano sulla carta forme eleganti e perfette. Questa frequentazione portò Cleto Munari a scoprire la sua grande passione per il design, perno su cui poggerà, in futuro, tutto il suo lavoro creativo e produttivo. 

I suoi precedenti viaggi nei paesi del nord Europa, culla di quella disciplina artistica che sarà in seguito chiamata design, e la frequentazione dei maestri di quelle terre, avevano evidentemente già fatto germogliare in Cleto Munari il seme della passione per quella disciplina e Carlo Scarpa fu sicuramente colui che glielo fece comprendere e lo incoraggiò ad intraprendere questa strada per appagare la sua fame creativa.

All’architetto Carlo Scarpa Cleto Munari chiese di disegnare i primi oggetti in argento (posate, caraffe, vasi) che divennero le pietre miliari della famosa Collezione Argenti Cleto Munari alla quale negli anni successivi furono invitati a partecipare numerosissimi altri artisti. 

Molti di questi argenti divennero poi parte delle collezioni permanenti dei più importanti musei del mondo tra i quali il Metropolitan di NYC ed il MOMA.
Collezione che nelle intenzioni di Cleto Munari doveva essere una raccolta di opere realizzate solo per lui e divenne invece mezzo di comunicazione della cultura nel mondo con molti appassionati estimatori che ne vollero condividere il piacere acquistandoli.

Nel 1979 commissionai al mio grande amico Andy Warhol il ritratto del “maestro” e amico Carlo Scarpa, da poco scomparso in un incidente in Giappone. Warhol mi chiese alcune delle opere in argento di Carlo Scarpa che avevo realizzato e mi si strinse il cuore quando, all’asta di beneficienza dei beni di Warhol, dopo la sua morte, trovai nell’elenco anche questi oggetti di C. Scarpa che gli avevo regalato.

Cleto Munari che  vive a Vicenza, nel Veneto, terra preziosa, oltre che per la sua natura bellissima, anche per le lavorazioni dell’oro e dell’argento, per la storica lavorazione del vetro di Murano, per le ceramiche di Bassano e tantissimo altro ancora, esplora tutti questi settori e ne promuove un nuovo percorso creativo e culturale più al passo con i tempi, contemporaneo se non addirittura futuristico.

Nella seconda metà degli anni settanta pone infatti la sua attenzione nel settore della gioielleria e ciò che da lì a poco Cleto Munari riuscirà a raccogliere sarà una esplosione di nuove forme che sarà il seme di un nuova espressione del genio creativo umano in questo settore. 

Dimostrazione di questo grande nuovo valore artistico sarà l’interesse con il quale  musei, gallerie d’arte e istituzioni culturali si contenderanno la collezione per le loro esposizioni.
Gioielli grandi, inimmaginabili fino ad allora, con colori forti, con movimenti meccanici in oro, diventano un salto nel futuro che conquista la meraviglia di tutti. Ricordo quella serata di gala a New York quando Cleto Munari offrì alle sue ospiti, su un vassoio d’argento, questi gioielli appena realizzati perché provassero l’eccitazione di indossare, per una intera serata, una opera d’arte e non un gioiello. Poche ore bastarono perché le sue ospiti sentissero quanto questi gioielli “bizzarri” fossero diventati parte integrante della loro personalità e quanto noiose invece le loro grandi pietre preziose. 

Questa prima collezione di gioielli alla quale Cleto Munari diede anche una fine produttiva simbolica nel 1998, è ancora oggi oggetto di grande ricerca da parte dei collezionisti e degli addetti al settore che se ne contendono i pezzi ancora  disponibili sul mercato a prezzi impegnativi spesso attraverso le case d’asta.
L’artista che maggiormente condivise con Cleto Munari questo progetto sul gioiello fu sicuramente Ettore Sottsass con il quale lavorò durante tutta la vita fino alla sua morte nel 2007. 

                                 

Cleto Munari e Ettore Sottsass nel 1976 fondarono una società per la progettazione e la realizzazione di “idee” e questo è ancora oggi quello che la società “Cleto Munari Design Associati” promuove e propone.
Lo scardinare i cardini di regole scritte nel tempo porterà Cleto Munari ad essere un personaggio di rottura dei canoni tradizionali e le sue “provocazioni” attireranno fin da subito l’attenzione di personaggi importanti che si rivolgeranno a lui anche per avere nuove idee nel settore dell’industrial design.

Incontrerà Enzo Ferrari, con il quale instaurerà una grande amicizia, e per il quale disegnerà una reinterpretazione del famoso cavallino rampante, logo dell’azienda Ferrari, Ferruccio Lamborghini della rivale casa automobilistica, la Porsche Italia per la quale nel 1998 realizzò l’opera d’arte più veloce al mondo: La “Porsche Carrera Cleto Munari 911” decorata e personalizzata da 5 artisti (Cleto Munari compreso) e presentata in prima mondiale nel 1999 in occasione di una sua importante mostra antologica a Castel Sant’Angelo (Roma), assieme a tutte le altre sue collezioni.

Del 1985 è invece la realizzazione di 4 orologi in oro e diamanti, prodotti in pochissimi esemplari e disegnati per Cleto Munari da H. Hollein, M. Graves, E. Sottsass e A. Isozaki a dimostrazione di come le origini culturali di ognuno di noi si riflettano anche in un oggetti così piccoli e diventino essi stessi espressione stilistica della cultura del proprio paese d’origine.
La prima mostra mondiale di questi orologi fu al Museo Seibu a Tokio dove l’architetto Arata Isozaki, uno degli autori dei quattro orologi, ne curò l’installazione. 150 orologi in oro e diamanti furono venduti nel periodo della mostra alla Seibu. Un successo incredibile.
Questi 4 orologi fanno parte della collezione permanente del Metropolitan Museum di NYC.

Cleto Munari ama Venezia, città vicina a Vicenza, ed è affascinato dalla magia del vetro di Murano, l’isola nella laguna di Venezia dove si lavora il vetro. Tutte quelle forme incredibili dai colori intensi nascono come per magia dalle mani di maestri vetrai che si tramandano da secoli l’arte della lavorazione del vetro usando solo sabbia, fuoco e “formule magiche” per creare i colori (ogni fornace ha le proprie formule).

Troppo forte quindi il desiderio di Cleto Munari di cimentarsi con il vetro e, per non sentirsi limitato in questa ricerca, acquista una vetreria dove sbizzarrirsi e far sbizzarrire artisti e designer assegnando a loro dei progetti sui quali lavorare. 

Tra le numerose produzioni in vetro di Murano ricordiamo una collezione di 70 bicchieri progettati da 70 artisti e acquistato dalla Electrolux, azienda leader in Europa nel settore degli elettrodomestici, come riconoscimento al lavoro di ricerca e sviluppo culturale di Cleto Munari nel vetro.
Una reinterpretazione di 12 artisti internazionali sul famoso vaso “Il Veronese”, dipinto da Paolo Veronese in un suo quadro del 1578, che divenne poi una icona della produzione vetraria Muranese. Un oggetto antico al quale gli artisti, tramite Cleto Munari, hanno dato vita nuova. 

E la collezione “Micromacro” dove la forza del vetro, imprigionato in gabbie di ferro, sembra volersi liberare per scappare da questa prigione. 

La Collezione “I veronesi” fu presentata per la prima volta a Venezia – Cà Vendramin, sede del famoso Casinò di Venezia.

Poi le penne, ma non solo penne. Cleto Munari da vita a questo progetto nel 2002.
La penna, strumento che ci accompagna in ogni momento della nostra giornata per raccogliere appunti, appuntamenti, note di lavoro, pensieri d’amore, è uno degli strumenti più intimi dell’uomo eppure lo usiamo con sufficienza senza capire davvero quanto prezioso sia per noi. E allora chi meglio dei Premi Nobel della Letteratura può aprirci gli occhi e descriverci questo magico legame?
Una idea innovativa, unica, che coinvolge letterati ed artisti in un progetto comune ed al quale, entrambi, contribuiscono in egual misura.
Due anni per rincorrere in giro per il mondo i 5 Premi Nobel della Letteratura ( Tony Morrison, Saul Bellow, Wole Soyinka, José Saramago e Nagib Mahfouz) sempre impegnati in conferenze e lezioni.  Altrettanti per raccogliere i disegni e gli schizzi degli artisti e trasformarli non in penne ma in opere d’arte per la scrittura.
Forse si può dire che anche la sola idea di abbinare una penna ad un artista e ad un premio Nobel della Letteratura sia di per se un’opera d’arte. 

                       

Cleto si guarda attorno nella propria casa e vede dei bei quadri e delle belle sculture. Ma perché, si chiede, l’arte deve essere solo bella per essere apprezzata? Perché l’arte non può offrire, oltre a questa emozione, anche un elemento interattivo che sia utile alla vita di tutti i giorni? Da questo pensiero nacque l’idea di una nuova raccolta di “Opere per l’arredo” che siano l’espressione di un’arte che entra a far parte della vita di tutti i giorni e trasformi i nostri semplici gesti quotidiani, come l’apertura di un’anta, in rituali che ci fanno sentire parte integrante dell’opera. 

“Arte da vivere” quindi e non solo da ammirare è la nuova espressione d’arte che Cleto Munari percorre dall’inizio di questo secolo. Un percorso nuovo al quale partecipano come sempre gli “amici” per realizzare una collezione per l’arredo della casa. E a volte capovolgendone i canoni classici come nel caso dei tappeti che da oggetti per impreziosire il pavimento sono pensati ora anche per essere appesi ad una parete, con una bella cornice dorata, come un quadro fatto di lana seta e lino.

Quest’anno, in occasione della celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, Cleto Munari ha realizzato una spilla in oro, smalto e diamanti disegnata da Mimmo Paladino e realizzata in solo 9 esemplari. L’immagine è quella di Dante che, uscito dall’inferno, volge lo sguardo al cielo stellato: “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.

                                            

A Cleto Munari è stato chiesto a quale età un artista deve ritirarsi. Cleto Munari ha risposto che non vi è un’età oltre la quale l’artista deve smettere di essere tale. L’importante è avere sempre progetti da realizzare perché questo ti fa sentire giovane. E la vita ricomincia.

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